Un'Italia senza medici?

La mappa dell'emergenza Regione per Regione
 
Oltre 2.000 in Sicilia e Piemonte, qualcosa in meno in Lombardia, quasi 1.800 in Toscana e 1.700 in Puglia. 1.400 in Calabria. Sono i numeri di un'emergenza annunciata: da qui al 2025 in Italia mancheranno circa 16.700 medici. 
 
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Secondo l'Anaao la gran parte delle specializzazioni andranno in deficit rischiando di impoverire la qualità dei servizi offerti dal Ssn. Per alcune la carenza sarà tale da costituire una vera e propria emergenza, insostenibile già nel breve termine
 
Secondo lo studio del principale sindacato dei dirigenti medici, sanitari e amministrativi del Servizio sanitario nazionale, le maggiori carenze risultano in Piemonte e Lombardia al Nord (2.004 e 1.921, rispettivamente), Toscana al Centro (1.793 medici), Puglia, Calabria e Sicilia al Sud e Isole (1.686, 1.410 e 2.251, rispettivamente). Nessuna Regione, con l’eccezione del Lazio (ma non in tutte le discipline) sarà in grado di soddisfare il disavanzo netto determinato dalla fuoriuscita di specialisti, accelerata dall’entrata in vigore della “Quota 100”.
 
La gran parte delle specializzazioni analizzate «andranno in deficit - osserva il sindacato - rischiando di impoverire la qualità dei servizi offerti dal Ssn. Per alcune specialità la carenza rispetto al numero di specialisti formati sarà maggiore, andando a costituire una vera e propria emergenza, insostenibile già nel breve termine».
 
Dall'analisi risulta evidente in tutte le Regioni una carenza di anestesisti e rianimatori, chirurghi generali, internisti e cardiologi, ma anche di ginecologi, psichiatri e ortopedici. Le specialità per la quali la programmazione risulta più deficitaria rispetto alle necessità determinate dall’entrata in vigore delle nuove modalità previdenziali sono tuttavia la Medicina d’emergenza-urgenza e la Pediatria.
 
Non solo: le carenze riscontrate, calcolate sui medici in uscita dal Ssn, «sono da considerarsi comunque prudenziali – avverte il sindacato - dovendosi tener conto del fatto che le condizioni di lavoro nel pubblico sono in rapido deterioramento e i recenti vantaggi fiscali favoriscono il lavoro nel privato».
 
In aggiunta, la proposta del regionalismo differenziato (presentata da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) «potrebbe dilatare in modo significativo le differenze tra le Regioni nell’accesso alla formazione post laurea e, in prospettiva, nella qualità dei servizi offerti. Come già ribadito, a parte poche eccezioni come il Piemonte e la Sardegna, le Regioni a oggi non sono capaci di esprimere un giusto fabbisogno che rispecchi la loro realtà sanitaria. Eppure, dati alla mano, si potrebbe eseguire una programmazione adeguata, partendo da questa analisi e cercando di essere coerenti con i dati sui pensionamenti stimati nei prossimi anni. Andando avanti con questa programmazione davvero approssimativa perpetrata negli anni - prevede l'Anaao Assomed - si rischia di creare un imponente deficit di specialisti, ancor più grave di quello odierno».
 
Il sindacato ricorda che nel 2016, secondo Eurostat, negli ospedali italiani lavoravano circa 213 medici ogni 100 mila abitanti, mentre in Francia erano 264, in Germania 237 e in Spagna 227: «Senza interventi, in Italia nel 2025 si rischia di passare a 181 medici ogni 100 mila abitanti».
 
Già oggi, gli organici ridotti «obbligano i medici a turni gravosi, surplus di orario, ferie non godute e in questa situazione di disagio crescente, la pensione diventa sempre più un traguardo agognato». Così “Quota 100 “, nonostante le penalizzazioni che prevede, «potrebbe apparire come un’opportunità allettante, anche per chi ha sempre vissuto la professione con passione e ragione di realizzazione personale».
 
Servono soluzioni urgenti, razionali e utili. Aumentare oggi gli ingressi alla scuola di Medicina e chirurgia sarebbe, per l'Anaao Assomed, una scelta «irrazionale e lontana dalla realtà, oltre che uno spreco di risorse pubbliche. Gli attuali studenti sarebbero disponibili per il mondo del lavoro solo tra 11 o 12 anni, dal 2030 in poi, quando la curva dei pensionamento sarà in forte calo e le necessità di specialisti per coprire il turnover ridotte di oltre il 50%». Per il sindacato, invece, sarebbe necessario aumentare i contratti di formazione specialistica portandoli a 10 mila all’anno; recuperare tutti i contratti persi o mai assegnati dal Miur, nonostante i finanziamenti, favorendo il riassorbimento dell’”imbuto” che vede circa 10 mila medici in attesa di uno sbocco formativo; avviare infine rapidamente una «vigorosa campagna di assunzioni nel Ssn, eliminando ogni anacronistico vincolo di spesa, semplificando le procedure concorsuali, prolungando la validità delle graduatorie e permettendo, nel caso di carenza di partecipanti ai concorsi, una entrata al lavoro anticipata agli specializzandi dell’ultimo anno. È in gioco il nostro sistema sanitario – conclude l'Anaao Assomed - e le poche risorse che abbiamo a disposizione non possono essere sprecate per incompetenza o per scelte demagogiche».
 
In sintesi, le carenze Regione per Regione
 
Veneto. Nel 2025 l'ammanco netto stimato è di 501 medici. Le carenze principali riguarderanno i pediatri, con 227 specialisti mancanti, i medici dell’emergenza-urgenza con 184, la medicina interna con 92 e radiologia con 67.
 
Emilia Romagna. Secondo le stime, è previsto un ammanco netto di 597 medici al 2025. Le carenze principali riguarderanno la cardiologia, con un ammanco di 145 unità, la pediatria con 95, la psichiatria con 93, la radiodiagnostica con 91, la medicina dell’emergenza e urgenza con 76 e la medicina interna con ben 238 medici.
 
Lombardia. Qui è previsto un ammanco netto di 1.921 medici, soprattutto in pediatria (510), anestesia e rianimazione (315), la chirurgia generale (159), la psichiatria (165), la medicina dell’emergenza e urgenza (177), igiene e medicina preventiva (127) e la medicina interna (377).
 
Lazio. È l’unica Regione che nello studio non presenterà deficit totale di specialisti. Infatti, considerando tutte le specialità, al 2025 ne 905 specialisti in più dei necessari, anche se non distribuiti in tutte le specialità. Carenze ci saranno infatti la medicina dell’emergenza urgenza (544 specialisti), la medicina interna (40), patologia clinica e biochimica clinica (53), pediatria (42) e psichiatria (48).
 
Toscana. Nel periodo 2018-2025 il bilancio tra neo specialisti e medici in uscita dal Servizio sanitario regionale sarà negativo di 1.793 unità. Le carenze principali riguarderanno medicina d’emergenza ed urgenza con 344 medici, cardiologia con 99, ginecologia e ostetricia con 96, chirurgia generale con 104, anestesia e rianimazione con 160, medicina interna con 202, ortopedia con 82, pediatria con 329, radiodiagnostica con 127 medici.
 
Campania. Il saldo tra neospecialisti e medici in uscita dal Ssr entro il 2025 è negativo di 1.090 unità. Le carenze maggiori riguardano l’emergenza-urgenza (800 medici), pediatria (278), chirurgia generale (129), medicina interna (119), ortopedia (98), cardiologia (69) e anestesia con (43).
 
Carenze entro il 2025 delle principali specializzazioni suddivise per regione. Le caselle in rosso rappresentano deficit superiori a 60 specialisti; quelle in grigio deficit uguali o inferiori a 60; quelle in verde surplus di specialisti.
 
Piemonte. Qui il saldo negativo è di 2.004 medici, con carenze maggiori per medicina emergenza ed urgenza (194 medici), anestesia e rianimazione (213), medicina interna (154), chirurgia generale (148), pediatria (274), neurologia (72) e ortopedia (73).
 
Puglia. In questa Regione andranno in pensione 3.292 medici a fronte di 2.422 neo specialisti con un ammanco di 1.686 negli ospedali e nei servizi del Ssr. Le principali carenze riguarderanno la medicina d’emergenza e urgenza (con 498 medici), cardiologia (104), chirurgia generale (97), anestesia (93), ginecologia (73), medicina interna (78), ortopedia (64), pediatria (216) e radiodiagnostica (77).
 
Liguria. È prevista una carenza complessiva di 853 specialisti, principalmente in medicina d’urgenza (98 medici), anestesia e rianimazione (99), la medicina interna (84), la pediatria (102), la cardiologia (53), la psichiatria (63) e la chirurgia generale (59).
 
Calabria. In Calabria è previsto un ammanco di 1.410 medici. Le carenze principali riguarderanno la medicina d’urgenza con 245 medici, l’anestesia e rianimazione con 63 medici, la ginecologia con 51 medici, la chirurgia generale con 90 medici, la pediatria con 150 medici e la psichiatria con 90 medici.
 
Sicilia. Con i pensionamenti conseguenti all’abolizione della legge Fornero ci sarà un ammanco netto di 2.251 specialisti al 2025. Le carenze principali riguarderanno l’emergenza urgenza (ammanco di 356 medici), igiene e medicina preventiva (196), anestesia e rianimazione (153), chirurgia generale (141), medicina interna (66), pediatria (471), psichiatria (126), ginecologia (180), ortopedia (78) e radiologia (67).
 
Sardegna. È previsto un ammanco di 1.154 medici con carenze importanti: anestesia e rianimazione 81 medici, chirurgia generale 116, medicina d’urgenza 153, medicina interna 73 e pediatria 259.
 
Abruzzo. La carenza complessiva prevista è di 601 medici, con un ammanco di 211 medici dell’emergenza urgenza, 46 chirurghi generali, 98 pediatri, 35 cardiologi e 37 anestesisti.
 
Marche. Qui è previsto un ammanco complessivo di 937 medici ospedalieri. Le carenze principali riguarderanno medicina d’emergenza urgenza (148 medici), pediatria (132), cardiologia (74), psichiatria (71), radiodiagnostica (64), anestesia e rianimazione (62) e chirurgia generale (53).
 
24/03/2019 Fonte: Redazione HealthDesk
 
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