Trapianti nel 2019

L'Italia a due facce

dei trapianti d'organo

I dati del 2019

di redazione
Sala operatoria

Il dato delle donazioni, come già in passato, conferma forti scostamenti dal Nord al Sud del Paese: a fronte di una media nazionale di 22,8 donatori per milione di popolazione, si va dai 49,5 donatori della Toscana agli otto della Sicilia.
Si presenta in chiaroscuro il bilancio dell'anno appena trascorso, tra i migliori di sempre, comunque, per la rete dei trapianti. A fare il punto della situazione, martedì 3 marzo, il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, e il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo.

Aumentano i donatori potenziali, ovvero quelli segnalati dalle rianimazioni come possibili candidati al prelievo degli organi. Questo aumento ha permesso di assorbire il contraccolpo negativo delle opposizione al prelievo, il cui tasso è passato dal 29,8% dell’anno precedente al 31,2%.

Complessivamente i “no” alla donazione rilevati nelle rianimazioni sono stati 863, in gran parte espressi dai familiari della persona deceduta. Considerato che nel 2019 ogni singola donazione effettiva ha generato 2,5 trapianti, l’aumento delle opposizioni dell’1,4% in dodici mesi è “costato”, in proiezione, il mancato trapianto di ben 122 persone. Se non ci fosse stata nessuna opposizione al prelievo, nel solo 2019 sarebbero stati realizzati circa 2.200 trapianti in più.

Il dato delle donazioni, come già in passato, conferma forti scostamenti dal Nord al Sud del Paese: a fronte di una media nazionale di 22,8 donatori per milione di popolazione, si va dai 49,5 donatori della Toscana agli otto della Sicilia.

Crescono i trapianti, molto bene da vivente. Nonostante tutto, nel 2019 i trapianti sono aumentati: ne sono stati effettuati 3.813 (+2,4%), con una crescita più consistente di quelli da donatore vivente: 364, ancora molto pochi rispetto agli altri Paesi europei, ma con un +14,5% rispetto al 2018. Il numero maggiore di trapianti complessivi ha riguardato il rene (2.137, +0,6%) seguito dal fegato (1.302, +4,5%), mentre l’aumento maggiore in termini percentuali ha riguardato il polmone (+6,3%, 153 trapianti in totale) e il cuore (+5,2%, 245 interventi). A tre anni di distanza dall’ultimo, è stato effettuato un nuovo trapianto di intestino. Crescita ulteriore anche per l’attività di prelievo “a cuore fermo”, ovvero dopo dichiarazione di morte con criteri cardiaci e non encefalici: i donatori utilizzati nel 2019 sono stati 64 contro i 47 dell’anno precedente, grazie ai quali sono stati realizzati 155 trapianti (nel 2018 erano stati 100).

Per quanto riguarda l’attività dei centri, Torino si conferma in testa alla classifica nazionale con 360 trapianti, seguita da Padova (335) e Bologna (256). In totale sono stati 42 gli ospedali italiani che hanno effettuato trapianti nel 2019.

Calano le liste d'attesa, ma non per tutti. I pazienti che attendono un trapianto (al 31 dicembre 2019) sono 8.615, dei quali la gran parte aspetta un rene (6.460, -4,1% rispetto al 31 dicembre 2018). La diminuzione più significativa riguarda la lista del cuore (670 pazienti, -5,8%), mentre si registra un aumento marcato nella lista del fegato (1.031 pazienti, +6,7%).

Tessuti e midollo, il miglior anno di sempre. In crescita donazioni e trapianti nel campo dei tessuti e delle cellule staminali emopoietiche. Le donazioni di tessuto registrate nel 2019 sono state 13.854 (+2,3%), con un aumento ancora più marcato per le cornee (+4,1%). Di conseguenza, i trapianti sono cresciuti dell’8,1%: 17.801 quelli realizzati lo scorso anno, mai così tanti. Segno più anche per quanto riguarda le cellule staminali emopoietiche: crescono sia le donazioni (+23,5%) sia i trapianti da donatore non consanguineo (+1,3%), che sono stati 859, il numero più alto mai realizzato in Italia.

Dichiarazioni di volontà: aumentano le registrazioni ma i no non diminuiscono. Grazie al sistema di registrazione collegato alla carta d’identità elettronica, crescono ancora le dichiarazioni di volontà alla donazione espresse in vita dai cittadini: al 31 dicembre 2019 erano 6.936.583 e a fine febbraio 2020 è stata superata quota 7 milioni e 300 mila: complessivamente quasi 5 milioni 600mila favorevoli e poco più di 1 milione 700mila contrari.

Nel solo 2019 le dichiarazioni registrate nei 6.361 Comuni in cui è attivo il servizio (copertura del 92,5% della popolazione nazionale) sono state 2.404.867, in aumento del 22,9% rispetto all’anno precedente. I consensi sono stati il 67,5%, le opposizioni il 32,5%, con un lieve aumento dei no (+0,2% in confronto al 2018). Come per le opposizioni rilevate nelle rianimazioni, anche quelle registrate nei Comuni vede una forte differenza tra Nord e Sud: i risultati migliori sono quelli della Provincia autonoma di Bolzano (solo il 7% di no) e della Valle d’Aosta (18,9%), i peggiori quelli di Sicilia (42,1%), Calabria (40,7%) e Campania (40,3%).

Coronavirus: gli organi sono sicuri. Nessun pericolo da Coronavirus per le persone che devono sottoporsi a trapianto. Gli organi, assicura Cardillo, sono tutti debitamente controllati affinché non diventino veicoli dell'infezione. Piuttosto, il timore è che la pressione che la situazione di emergenza esercita sulle strutture sanitarie si ripercuota anche su quelle coinvolte nella rete dei trapianti provocando una flessione delle attività trapiantologiche. In prospettiva, però, non è detto che tutto il male venga per nuocere: le risorse messe in campo per contrastare la diffusione dell'epidemia, come ha sottolineato Sileri, permetteranno di incrementare personale e attrezzature che rimarranno in forza al sistema sanitario pubblico.

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