Antonella, due volte maggiorenne

ARCOLE. La signora Pegoraro è una testimone dell'Aido: impegnata a raccontare a studenti e familiari la propria vicenda
Antonella che nacque due volte Compie 18 anni da trapiantata
Nel 2000 ha ricevuto due organi rene e pancreas, e racconta la sua esperienza per indurre al dono Vive grazie a un giovane donatore
PAOLA DALLI CANI
Antonio Grassi, presidente provinciale dell'Aido, con Antonella Pegoraro

«Domani diventerò maggiorenne: sarà una sfida e una nuova avventura». A parlare è Antonella Pegoraro, che domenica farà 18 anni dalla sua rinascita. Antonella è una donna di Gazzolo d'Arcole che, di fatto, è nata due volte: la prima 52 anni fa e la seconda il 25 febbraio del 2000, quando ricevette un doppio trapianto, di rene e pancreas, uno dei primi eseguiti all'ospedale di Padova.«Quasi non ci credo, questi anni sono volati senza alcun problema e senza alcuna limitazione eppure per un trapianto come il mio l'aspettativa di vita era di 10 anni», dice. Ecco perché Antonella racconta a tutti del suo secondo compleanno. «Perché sono la prova vivente della vita che continua e ritengo un dovere raccontare e ricordare che se ricevere è un diritto, donare è un dovere». Pegoraro ha vissuto il calvario del diabete dai 14 ai 35 anni: più dentro che fuori dagli ospedali, una vita limitata, sogni infranti. «Mi proposero alternative, ma io ho sempre detto no: sono andata dritta per la mia strada per anni, in attesa di quel doppio trapianto», dice.Un giorno di febbraio arriva la telefonata che le cambia la vita: «Dopo aver chiuso la comunicazione con l'ospedale che mi avvisava della disponibilità degli organi, ho chiamato subito la parrucchiera: volevo essere bella per l'appuntamento più importante della mia vita, per la mia seconda nascita», ricorda Antonella. Indimenticabili quelle ore vissute con grande positività ed enorme coraggio: «Solo in preanestesia realizzai cosa stesse succedendo ovvero che se io potevo rinascere, lo dovevo a qualcuno che non c'era più». Confida di aver vissuto per anni un tremendo senso di colpa «perché io ero felice mentre una famiglia piangeva. Avrei dovuto essere triste». Viene a sapere solo che il suo donatore era un 19enne vicentino, morto in un terribile incidente stradale. «Era un'esigenza insopprimibile, dire grazie. Così iniziai a fare ricerche e lo trovai. La prima volta che andai al cimitero e vidi la sua foto, scoppiai in un pianto irrefrenabile», confida.Al suo fianco c'è Renato De Carli, suo marito da 33 anni che ha condiviso tutta la vicenda di Antonella e racconta di come la moglie, prima di addormentarsi, si accarezzi la pancia e preghi sempre per quel ragazzo.«È stato tutto bellissimo, ma anche difficilissimo. Ho iniziato a testimoniare pochi mesi dopo l'intervento, una cosa che fa bene ma anche male. In queste occasioni ho conosciuto familiari di donatori: sono stati proprio loro», dice Antonella, «a farmi toccare con mano il dolore, mentre io ho dimostrato loro che con la donazione la vita può continuare come e meglio di prima. Oggi il mio migliore amico è il papà di un ragazzo che non c'è più, ma che ha permesso ad altri di continuare a vivere».Vita che ricomincia in modo diverso: «Diciotto anni fa sono stata operata nello stesso reparto e nello stesso ospedale in cui, quando avevo cinque anni, mia mamma Bruna morì per un blocco renale dopo un terribile incidente stradale. Solo la notte del trapianto», riprende, «non ho più sentito il rancore nutrito per 30 anni. Quella notte ero serena, tranquilla: quella notte l'ho sentita vicinissima». Da allora Antonella ha scoperto una grinta che pensava di non possedere.Un giorno le capitò la cosa più strana, per un trapiantato. Fu quando si presentò a un colloquio di lavoro: «Al colloquio feci riferimento alle liste protette, dicendo di essere una trapiantata: chi mi stava ascoltando mi chiese se fosse una cosa contagiosa!». Antonella ride e piange insieme.«Grazie, grazie al mio donatore, grazie a tutti i donatori, grazie a tutti i sì detti, grazie ai medici».

LA DONAZIONE. Nel 2017, Antonella ed altri trapiantati hanno incontrato circa 5 mila studenti di 48

LA DONAZIONE. Nel 2017, Antonella ed altri trapiantati hanno incontrato circa 5 mila studenti di 48 scuole e per il 2018 sono già 54 le scuole in cui si parlerà di donazione, oltre all'università di Verona. «Antonella è il testimonial che ci serve», dice Antonio Grassi, presidente provinciale Aido, associazione con 47.800 iscritti nel veronese, «solo la voce di un trapiantato ammutolisce qualsiasi platea. Antonella è stata una pioniera di quei trapiantati che chiedono di parlare della loro esperienza perché ritengono di restituire così dopo il dono che hanno ricevuto».Sono i numeri a spiegare perché sia così importante parlare di donazione di organi a scuola: «I ragazzi li incontriamo anche al Job&Orienta: l'anno scorso, in tre giorni, 85 hanno chiesto di associarsi. L'altro punto importante, soprattutto per il progetto "Una scelta in Comune", è la possibilità di esprimere la propria volontà a donare negli uffici anagrafe dei Comuni: ad oggi, lo si può fare in 14 municipi», spiega Grassi, «e l'ostacolo maggiore pare sia l'acquisto del software dedicato che cosa 2mila euro. È un peccato, perché dove c'è questa possibilità, nell'84 per casi i cittadini dicono sì». Oggi in Italia ci sono 9051 persone in lista d'attesa e l'attesa media è di 12,3 mesi: «Al 12 febbraio, in Italia erano 2.396.049 i cittadini d'accordo a donare». Aumentate le richieste tra 2016 e 2017: «Lo scorso anno ci sono stati 15 trapianti di cuore, 55 di fegato, 92 di rene, 12 di rene doppio. Aumentano anche i trapianti di rene da vivente: nel 2017 sono stati 13 contro i 10 del 2016». P.D.C.

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